Silvio Irilli, l’uomo delle favole

L’incontro con Silvio Irilli è stato quasi un’illuminazione: sin dal nostro primo colloquio, infatti, ho capito di avere di fronte a me un uomo “magico”, capace di creare realtà invisibili a tutti meno che ai bambini. Da quel momento è iniziato un lumgo scambio di mail e telefonate, viaggi e chiacchierate in cui insieme abbiamo cercato di immaginare e progettare l’ambiente che avrebbe accolto i nostri piccoli pazienti. Così è nata l’Isola dei Tesori, il luogo magico in cui la malattia si fa quasi da parte per rendere protagonista la fantasia, il gioco e i sorrisi.
Come e quando è nata la sua collaborazione con Open?
A luglio 2015 sono stato contattato dalla signora Alfani, che dopo aver visto le opere che avevo realizzato per l’ospedale Policlinico Gemelli di Roma, aveva un forte desiderio: donare le decorazione per il reparto di radioterapia pediatrica dell’ospedale di Salerno. Ormai manca poco e il primo desiderio per la sala giochi dei bambini sarà realizzato.
Perché ha scelto di rappresentare un’isola dei tesori per il Reparto di Radioterapia Pediatrica di Salerno?
Inizialmente era stato proposto un paesaggio naturalistico, ma successivamente facendo attente riflessioni con i dottori e la signora Alfani si è deciso di creare un ambiente legato al mare e quindi ho pensato che la saletta dei giochi diventasse un’isola ricca di fantasia e di personaggi che potessero interagire con i bambini e far entrare i piccoli pazienti in un’altra dimensione, dove sull’isola i veri tesori saranno i bambini!
Dove si nasconde il “tesoro”?
Credo che il “tesoro” si possa nascondere dietro la parola “speranza” che hanno tutte le famiglie affinchè il proprio caro possa trarre giovamento da una terapia in corso.
Da cosa trae ispirazione per i suoi progetti?
Credo che un artista possa trovare una fonte d’ispirazione in qualsiasi elemento, anche semplicemente quando guarda fuori dalla finestra. Per me lo è soprattutto quando parlo con le persone e ho tante informazioni, ma l’idea a volte può arrivare all’improvviso in un momento qualsiasi della giornata.
Cosa vuole trasmettere ai bambini?
“Quando creo un’opera per un’ambientazione cerco di diventare io un bambino per immaginare che cosa vorrei vedere o sognare. Cerco di trasmettere un momento di serenità, dolcezza e leggerezza. Ma soprattutto regalare un emozione e l’idea di trovarsi dentro un sogno.
Come l’hanno cambiata le collaborazioni con le associazioni onlus? In che modo l’hanno arricchita?
“L’aspetto più affascinante è che ogni volta oltre ad essere una squadra di lavoro con un unico obbietivo, si forma una piccola ” famiglia” , con un rapporto sincero. L’ arricchimento è soprattutto dal punto di vista umano, apprezzare la grande dedizione di tante persone, per sostenere un progetto, mettersi in gioco e donare il loro tempo a fin di bene.
In che modo le sue opere possono allietare il tempo dei piccoli pazienti trascorso nei reparti ospedalieri?
L’obiettivo è quello di creare una distrazione e far dimenticare anche solo per un attimo di trovarsi in un ospedale. Di dare un supporto giocoso ai dottori che devono accoglierli, a volte non con poche difficoltà soprattutto per terapie particolari. Dare loro un’opera che contenga diversi “amici” che in quel momento incoraggi il bambino, gli dia forza e lo accompagni con il sorriso per affrontare una terapia.
Ricorda il complimento più bello che ha ricevuto per il suo lavoro?
Quando completo un sala per un ospedale, ci sono tante ore di lavoro prima del completamento. Una volta terminata vengo via e l’opera resta a disposizione dei dottori e dei pazienti. Quindi non vivo  le reazioni e i commenti in prima persona. Poi ricevo ogni tanto email di ringraziamento, come quella di questa paziente, di nome Maria, “Per prima cosa voglio farti i miei complimenti, sei eccezionale! Poi ti ringrazio moltissimo perché con le tue opere hai reso la mia radioterapia al Gemelli più serena, guardando i meravigliosi colori dei paesaggi, la bellezza dei soggetti… Sai è molto importante il contesto in cui si affronta la malattia, le tue opere, almeno per mia esperienza, contribuiscono a far pensare in positivo, fondamentale in queste circostanze. Un abbraccio sincero e ancora grazie! “….e mi rendo conto di aver fatto qualcosa di importante che mi regala una grande gratificazione e anche un po’ di commozione.
Un episodio che l’ha segnata particolarmente?
Quando allestiamo una sala ospedaliera, rimaniamo chiusi per tante ore nei bunker per ricostruire tutta la mia visione. Poi ci sono piccole pause dove usciamo per un caffè. In una di queste uscite mi è capitato di incrociare gli occhi e gli sguardi delle persone nella sala di attesa prima di fare la radioterapia. In quegli occhi ho visto un grande sconforto che diventa un grande punto interrogativo per il loro percorso di vita. Ecco, a tutte queste persone è dedicato il mio lavoro, affinchè possa portare loro un po di sollievo.
Qual è la tecnica che si cela dietro ai suoi murales?
Per i reparti ospedalieri non essendo possibile dipingere sul posto per problemi logistici e operativi, le opere vengono realizzate in studio con acrilico su tante tele, per poi assemblare tutta la visione sulle pareti del reparto in un paio di giorni.
Una parola per descrivere il lavoro svolto dalle onlus
“Sento di poter dire che una parola…anzi due possano essere “dedizione” e ” donazione”. Dedizione del proprio tempo e della propria passione per poi poter donare in modo effettivo un sostegno a strutture ospedaliere in difficoltà.
Cosa direbbe alle tante persone che ignorano il lavoro svolto dalle onlus?
Sto conoscendo le associazioni onlus collaborando per le strutture ospedaliere, una realtà che non conoscevo così vicina, quasi di affiancamento. L’aspetto più interessante è sapere che possono lanciare una campagna per raccogliere fondi per un progetto e dopo pochi mesi le persone che hanno donato anche un solo euro, possono vedere investita la loro donazione. Poche chiacchiere e tanti fatti. Proprio quello che serve al nostro Paese per continuare a sognare.